Dopo i 50 anni una donna su tre e un uomo su cinque sono destinati a fratturarsi a causa della fragilità ossea. Ma l’impressionante numero di fratture odierno – una ogni tre secondi nel mondo –, non è che l’inizio: le fratture da fragilità ossea, anche in Italia, sono destinata ad aumentare vertiginosamente, molto più di quanto stia crescendo l’aspettativa di vita. Ce lo dice il Report EU6, che sarà presentato il prossimo 19 ottobre, a Roma nel Palazzo del Senato.

Questo studio internazionale, elaborato da IOF (International Osteoporosis Foundation) e condotto dai maggiori specialisti mondiali del settore, pone a confronto l’Italia con gli altri cinque maggiori Paesi d’Europa (Francia, Spagna, UK, Svezia, Germania) relativamente alla situazione delle fratture da fragilità, fotografando il momento attuale, ma soprattutto prevedendo quale sarà l’incidenza negli anni a venire. Il Report ci dice che le fratture maggiori da osteoporosi, che in Italia sono già più numerose di altri Paesi europei, sono destinate ad aumentare del 22,4% entro il 2030 e i costi annuali da loro imposti, che già gravano notevolmente sul nostro sistema sanitario, sono quindi destinati ad aumentare ancora.

La presentazione del Report sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione attuale nel nostro Paese e mettere a fuoco le prospettive di cura di una condizione che troppi ritengono, a torto, un’inevitabile condanna della terza età, ma che ha invece soluzioni mediche esistenti e praticabili.

Prima fra tutte, dovrebbe essere resa operativa l’applicazione della nota di prescrivibilità per i farmaci antifratturativi (la Nota 79) a tutti i pazienti aventi diritto. In secondo luogo dovrebbero essere ampliati ed applicati capillarmente i cosiddetti “Servizi di Unità di Frattura” (o FLS: Fracture Liaison Services), modelli di intervento integrato, che già esistono ma che non sono ovunque applicati. Questi, ottimizzando le risorse già esistenti e rendendo routinaria la valutazione della salute delle ossa in caso di frattura in pazienti oltre una certa età, metterebbero in pratica percorsi di cura e assistenza per le persone fratturate a partire dal momento del ricovero fin dopo la dimissione. In questo modo si potrebbero individuare e avviare rapidamente alla cura molti più pazienti fratturati, limitando drasticamente il numero delle rifratture. Infine sarebbe opportuno delineare, attraverso l’elaborazione di un documento, le linee guida da seguire per il paziente con fratture da fragilità.

Questi e altri problemi relativi alla gestione delle fratture da fragilità saranno discussi durante la presentazione del Report da scienziati di livello internazionale, importanti personalità del mondo delle associazioni ed esponenti governativi, quali la Prof.ssa Maria Luisa Brandi, Presidente della Fondazione FIRMO; il Prof. Serge Ferrari, rappresentante della International Osteoporosis Foundation; la Dott.ssa Daniela Coclite, dell’Istituto Superiore Sanità; il Prof. Giuseppe Sessa, Presidente Società Italiana Ortopedia e Traumatologia; il Prof. Stefano Gonnelli, Presidente della Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro; il Prof. Umberto Tarantino, Direttore del Dipartimento Emergenza del Policlinico Torvergata di Roma; il Dott. Roberto Messina, Presidente di Senior Italia; la Dott.ssa Marcella Marletta, Direttore Generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute.

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