Anche se, come ormai è risaputo, una sana nutrizione, l’esercizio fisico, abitudini di vita salutari e non dannose sono importantissime per la salute delle nostre ossa, c’è da considerare come anche le terapie farmacologiche siano cruciali per la protezione da fratture in pazienti ad alto rischio.

L’efficacia dei trattamenti anti-frattura, associati a calcio e vitamina D, nelle donne in fase post-menopausa e in uomini affetti da osteoporosi, varia addirittura tra il 30 ed il 50%.

Quando si prescrive un trattamento farmacologico specifico, il medico deve tenere conto del rischio individuale del paziente che ha di fronte, con particolare riferimento a quello specifico di fratture (colonna vertebrale oppure femore), delle condizioni di co-morbidità (ovvero la coesistenza di più patologie diverse), dell’assunzione di eventuali altri farmaci e delle preferenze del paziente stesso.

Infine, ci sarebbero da fare considerazioni ulteriori anche sul costo della terapia in rapporto alla sua efficacia, sui piani di assicurazione e sulle politiche sanitarie nazionali che potrebbero senza dubbio influenzare la scelta delle varie opzioni mediche.

I trattamenti farmacolgici più comuni (non sempre disponibili in tutti i Paesi) che vengono prescritti in caso di Osteoporosi sono:

  • Bisfosfonati (alendronato, risedronato, ibandronato, l’acido zoledronico)
  • Denosumab
  • Terapia ormonale sostitutiva
  • SERM: Raloxifene
  • Ranelato di stronzio
  • Ormoni paratiroidi

L’eventuale scarsa aderenza della terapia può essere un problema molto importante. Purtroppo ad oggi, circa la metà dei malati interrompe il trattamento dopo un solo anno. I pazienti per tale ragioni hanno bisogno di essere incoraggiati a continuare il trattamento loro prescritto e a consultare il proprio medico qualora l’assunzione di farmaci dovesse dare luogo a problemi.

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