Il numero di fratture dell’anca è in aumento progressivo in tutto il mondo. È quindi di importanza prioritaria avere a disposizione metodi sicuri e sempre più precisi per valutare la salute e la resistenza dell’osso, in modo da prevedere i possibili rischi di frattura e prendere provvedimenti per evitarla.
Oggi la ricerca fornisce metodi sempre più complessi e raffinati per diagnosticare lo stato di salute delle ossa, è indispensabile quindi verificare la sicurezza e l’affidabilità dei risultati. Dati sicuri possono avere non solo ricadute positive sull’incidenza della mattia, ma possono anche stimolare la ricerca verso lo studio di nuovi farmaci e procedure.
Un gruppo di lavoro formato da esperti, sotto l’egida della IOF (International Osteoporosis Foundation), ha preso in esame due tra i nuovi metodi oggi a nostra disposizione: la BMD (Bone Mineral Density) che valuta la quantità di minerali contenuti in un centimetro cubo di osso, e la FEA (Analisi ad Elementi Finiti), un metodo complesso che determina la resistenza dell’osso elaborando i dati forniti da una scansione tomografica (QC). I risultati di questo studio sono stati raccolti nel documento “Prospettive sulla valutazione non invasiva della forza femorale nella valutazione del rischio di fratture dell’anca“, pubblicato su Osteoporosis International.
Gli autori hanno preso in esame i più importanti studi sperimentali e clinici, confrontando i risultati ottenuti da misurazioni sperimentali della forza del femore con quelli stimati attraverso l’uso della BMD o della FEA, allo scopo di verificare la capacità di questi due metodi sia di mettere in luce situazioni di rischio, sia di controllare gli effetti dei trattamenti medici sull’osso.
I risultati ottenuti hanno confermato che i dati forniti dall’uso della BMD nell’area femorale e le stime della forza ossea attraverso la FEA sono efficaci predittori del rischio di frattura e sono eccellenti candidati per sostituire altri misuratori di frattura negli studi clinici.
Gli autori concludono inoltre che si possono raggiungere ulteriori miglioramenti della FEA, per renderla ancora più efficace nell’individuare, per esempio, gli effetti dell’invecchiamento sulla duttilità dell’osso, oppure in modo da predire gli effetti delle cadute, come quella laterale, che risulta la più rischiosa per la frattura del femore.